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Non avrei fatto il suo gioco. Il gioco di Serena. Non mi sarei messo a discutere in quella situazione. Non mi interessava, non era il mio intento. Non avevo le forze e neppure mi interessava che avesse una buona considerazione di me. Tanto non aveva senso. Avrei potuto dirle qualsiasi cosa, spiegarle, rispondere....tanto lei non avrebbe mai capito. Nessuno dentro e fuori a quella casa l'avrebbe potuto fare...quindi tanto valeva risparmiare il fiato. Erano talmente bravi, giusti e corretti con quell'aria di superiorità e di perfezione che mi facevano venire la nausea. Parlavo di lei, di Adrianna, dei miei genitori....e probabilmente che di Jake che stava per arrivare. Quindi tanto valeva che me ne rimanessi nel mio mondo, sensato e con un senso per me stesso. Non dovevo far bella figura con nessuno. Neppure con Serena. Lei stava continuando a scegliere me, quel noi che probabilmente non esisteva piu come un tempo...e quindi non potevo rinfacciarmi ogni singola volta il mio modo d'essere, il mio stato d'animo e la mia depressione. Io ora ero quello. Ero quel Jess ed ogni giorno lei scegliava di rimanere li, con me, dentro a quella casa. E allora perchè non rispettare tale scelta? Perchè continuare a stare con me con la convinzione e con la speranza che io un giorno potessi svegliarmi migliore o che riprendessi a camminare da solo? Era ingiusto e sopratutto...impossibile. Avrebbe dovuto scegliere una strada una volta per tutti.....seppur sarebbe stata dolorosa e dura. L'aveva già fatto una volta....ed ero sicuro che l'avrebbe potuto fare nuovamente. Doveva semplicemente guardarmi negli occhi e dirmi che aveva smesso di amarmi dopo tutto quello che era successo. Dirmi e ammettere che quello che era rimasto di me non era abbastanza per me. Che non ero piu lo stesso ragazzo di cui si era innamorata e...semplicemente prendere quella porta e lasciarmi morire dentro a quelle quattro mura. Avrei avuto semplicemente quello che mi meritavo...e almeno uno dei due sarebbe stato finalmente felice e...libero. Libero da quella gabbia, forse dorata...ma pur sempre una prigione. Quella casa, quella sedia a rotelle lo rappresentavano per me ed io non potevo uscirne. Non avevo vie d'uscita. Era panico, incapacità di muoversi, di agire, di mutare....che mi faceva impazzire. Erano vere e proprie crisi di panico, di perdita di lucità che non sapevo controllare. L'impossibilità di fare un semplice gesto, di muovere una parte fondamentale del mio corpo, di me stesso. Sapere di dover dipendere da qualcuno che non sia io...mi faceva ammattire. Pensala come vuoi. Non mi interessa. dissi semplicemente con un leggero tono non prestandole troppa attenzione. Non volevo fare il suo gioco...perch sapevo che non sarebbe stato il caso. Non con Leo di sopra o con l'arrivo imminente di Jake e Jenny. Sbagli comunque. Continuo a vedere che l'unica a cui importa di me stesso sei tu. Dovresti smetterla. era la verità e faceva male. Non mi interessavo io di me stesse...ma lei continuava a farlo. Non era egocentrismo, non era senso di essere al centro dell'attenzione...ma era forse ipocrita da parte sua non ammettere che la mia presenza a quel matrimonio avrebbe fatto parlare i piu curiosi e anche i piu cattivi. L'ex giacotore dell'nba ridotto su una sedia a rotelle, seppur ad un matrimonio altrui, rappresentava una buona notizia di cui parlare e splarlare. Mettila cosi...se ti può far sentir meglio e se vuoi usarla come scusa per Leo. Nella chiesa non ci sono gli accessi per le sedie a rotelle. Non potrei comunque entrare...quindi mettiti l'anima in pace. dissi appositamente prendendo la prima scusa utile a mia disposizione. Ripresi a guardarmi le azioni, mentre lei infastidita e sconsolata salì al piano superiore per aiutare Leo a prepararsi. Quando fui sicuro che fosse sparita dal soggiorno...afferrai la bottiglia di birra dal tavolino e ne presi un sorso, facendo una leggera smorfia in viso. Detestavo tutto quello...e non capivo perchè ogni volta doveva essere cosi. Doloroso, cosi difficile. Odiavo parlare in quel modo a Serena ma era l'unico modo che conoscessi ora. Volevo che capisse che di me non ci si poteva piu fidare, innamorare, sperare....o semplicemente che non ci fossero possibilità. Volevo allontanarla...semplicemente per farla essere nuovamente felice. Avevo sbagliato una volta con lei....ed era stato l'errore peggiore di tutta la mia vita. Sapevo che in quelle condiizoni sarebbe risuccesso. L'avrei rifatto.....forse non con un tradimento...perchè ora ero un semplice ed innocuo handicapato che non avrebbe potuto far colpo su nessun'altra donna. Ma avrei commesso qualche errore...con lei o con Leo. Lo sapevo e me lo sentivo...ecco perchè cercavo di evitare ogni situazione difficile, destabilizzante per me e per il mio umore. Andare al matrimonio sarebbe potuto essere bello...pieno di ricordi, un tuffo nel passato...ma mettevo in conto i miei sbalzi di umore, le mie difficoltà e il mio senso di disagio. Avrei reagito male...e l'avrei fatto con lei, con l'unica persona al mio fianco. O peggio ancora l'avrei fatto con Leo che non se lo meritava. Quindi preferivo passare per il burbero della situazione...per l'insensibile e lo stronzo, ma salvare quel poco di noi che era rimasto. Rimasi in silenzio a bere quella birra....l'unico modo per trovare un pò di pace in quell'inferno di pensieri e di considerazione, fino a quando non arrivò Jake. Lo sentiii e lo percepii. Percepii quell'ondata di ottimismo e di positività che lui e Jenny portavano ovunque, compresa in quella casa piena di oscurità e di difficoltà. Ero sempre stato legato a loro...in modo importante e forte. Ma quella vicenda ci aveva fatto allontanare....per diversi motivi ed io ora non riuscivo a vedere Jake come l'amico di un tempo, d'infanzia. Lo vedevo semplicemente come un alleato di Serena, di Adrianna o della mia famiglia.....un cavalliere in quella battaglia contro di me. Non mi mossi, trattenendo quasi il fiato per non farmi notare...per non partecipare a tutto quello. Me ne sarei rimasto li in disparte...rispondendo a monosillabe.....dicendo il meno possibile, se non fosse stato per l'arrivo di Jenny al mio fianco. La sentii correre verso di me...quasi come se fossi un monumento da dover visitare o se fossi una sorta di star per lei. Continuavo a non capire che ci trovasse in me....visto specialmente quello che ero diventato. Non la guardai fino a quando non disse quella frase a me rivolta ed io fuii costretto a guardarla tramite i miei occhi neri e terribilmente scuri quel giorno. Zio Jess, sei bello ma senza barba sei più bello!" Disse quella frase con estrema dolcezza ed innocenza....che si andarono a scontrare con il mio alone di negatività e di depressione che alleggiava appena sopra di me. Non era la prima volta che un bambino mi si rivolgeva a me in quel modo....vivevo con Leo ogni giorno...quindi sapevano tutti che non sarei stato scontroso con loro come potevo esserlo con gli altri due presenti. Sarei ancora piu bello, se potessi camminare. risposi semplicemente....accennando un mezzo sorriso amaro, riportando lo sguardo appositamente sullo schermo dove stava iniziando il secondo tempo. Ripresi un sorso della birra, sperando che quello potesse anestetizzare tutto e anche quel momento.
Riappoggiai il bicchiere accanto a me, sentendo ancora la presenza di Jenny. Si era seduta accanto a me.....sul divano, fissando la tv insieme a me. Cosa stai guardando di bello? chiese lei curiosa mentre io non distoglievo lo sguardo dal televisore. Sport. non dissi nulla al di fuori di quello. Stavo guardando il basket e lei lo conosceva visto che Jake un tempo giocava esattamente come me. Non mi piace lo sport. Lo sai. Possiamo vedere qualcosa di piu divertente? non riuscii a terminare la frase che cambiò improvvisamente canale, spospostandolo e mostrando nuove immagini che non erano basket. Una parte di me lo sapeva che l'aveva fatto perchè si trattava di una bambina...che l'aveva fatto senza pensarci, ingenuamente...e senza doppi fini...ma io semplicemente ebbi la vista annebbiata, cosi come il mio cervello. Vidi quel gesto non come un gesto fatto da una bambina di 10 anni...ma come un'intrusione, un colpo alle mie abitudini, a una parte di me stesso....una mancanza di rispetto. Fu un attimo....e quel telecomando che Jenny aveva appena preso in mano, le fu strappato di mano brutalmente. Non azzardarti a toccarlo un'altra volta. dissi con tono cattivo, molto diverso dal tono che le riservavo solitamente, prima dell'incidente. Avrebbe dovuto capire anche lei: da quel giorno erano cambiate molte cose....forse tutto. |