» ©  Onetreehillgdr -- I don't wanna be

Votes taken by Shæy

view post Posted: 16/3/2014, 18:32     +1Siamo anche ciò che abbiamo perso - The Begining

Una volta, qualcuno mi aveva detto… ”Solo perché ami qualcuno, non significa che siate destinati a stare insieme”. Questa frase mi aveva pietrificato nel momento stesso in cui l’avevo compresa e capita il secondo successivo. Ero sempre stata una romantica, credevo nel destino, nel grande amore che ti avvolge e ti travolge nel bene ma anche nel male facendoti sentire indifeso e forte allo stesso momento, perché la tua vita non era più tua, ma il tuo cuore apparteneva a qualcun altro.

- La grande mela, New York era una città affascinante, ti seduceva con le sue luci, il suo stile, i locali esclusivi, le feste, la moda… di una capitale come quella ti innamori o la odi, non esistono le mezze misure e con me, era stato amore a prima vista. Volevo andare a New York, volevo vivere a New York. Dei bozzetti di alcuni miei vestiti erano stati spediti a una competizione per giovani stilisti proprio in quella città.
Taxi_zps5d2e0b04
Era stato Nathan a farlo senza dirmi niente. Nathan era così… era un ragazzo generoso, ma non sapeva neppure d’esserlo o forse lo stava scoprendo ora, grazie un po’ anche a me.
B: Posso farle una domanda? non avevo voglia di tornare subito in albergo, quel tassista mi piaceva e stava ascoltando una canzone che non capivo. Lui mi guardò attraverso lo specchietto e annuì.
B: Può dirmi che sta dicendo la canzone? quando avevo delle scelte da prendere, mi aiutavo con il gioco della radio. È molto semplice, fai la domanda, accendi la radio e cerchi una stazione, quando senti che è il momento lasci quella frequenza e la canzone che sta trasmettendo è la tua risposta, peccato che in quel caso fosse una canzone in lingua balcanica.
T: E’ la storia di una ragazza molto triste… è indecisa fra due uomini. Un uomo è molto ricco, le può offrire il mondo e l’altro, che conosce da sempre e ama moltissimo. wow… quella canzone così strana sembrava essere la metafora perfetta della mia vita.
B: Già… poco dopo arrivammo a destinazione, l’uomo spense il taxi e cominciammo a parlare, era un uomo molto saggio, i suoi erano consigli preziosi, quelli che avevo bisogno di sentire in quel momento.
B: Non riesco a capire perché sono così triste. Sono carina, sono giovane e ho una carriera fiorente di fronte a me.
T: Hai tanta vita di fronte a te, sai?
B: Vuole dire che non devo avere fretta? Che potrò fare la stilista una volta cresciuta… non devo farla per forza da domani.
T: No, dico il contrario… il tempo passa in fretta ragazza. Hai una vita davanti e puoi cominciare a renderla fantastica da subito. La mia vita sarebbe stata diversa se avessi avuto un occasione come la tua. È meglio fare il tassista o fare moda? Hai il cuore buon Brooke Davis, non lasciare che questo cambio… sai cosa vuoi? Vai e prenditelo e se c’è chi non lo capisce, sono sicuro che tu sappia come farti ascoltare. mi parlò come un padre parla a una figlia, mi colpì.
New-York_zpsc0816dc1
B: Grazie Daed e le auguro buona fortuna.. ero stata fortunata a trovare quel tassista, ce ne erano di così pessimi.
T: Ricorda… se sei fortunato, se la persona che ami è la persona giusta e decide di ricambiarti… non c’è successo che tenga il confronto… è la chiave di tutto.
B: Già… quella notte stessa tornai a Tree Hill, avevo presentato i modelli, la sfilata era stata fatta quel giorno stesso, mancava solo il risultato, che i vincitori venissero decretati, ma non avevo tempo da perdere, volevo tornare a casa, volevo andare da Nathan. La vita passava in fretta, non dovevo essere frettolosa di arrivare, ma dovevo solo godermi il presente, quel momento che una volta passato non sarebbe più tornato indietro. Volevo realizzare i miei sogni nella moda e nella vita privata, volevo che Nathan venisse con me, sino a quel momento non l’avevo capito, ma lo volevo, volevo stare con lui, viverci la nostra storia al liceo insieme e volevo lui al mio fianco domani, quando la sicurezza di un mondo che conoscevo non ci sarebbe più stata.
-

No… era stata mia madre e dirmi quella frase un giorno che potevo prendermela comoda senza rischiare di essere in ritardo per qualche appuntamento o riunione di lavoro. A New York stavo bene, però mi ero sempre sentito sola anche quando era arrivata mia madre, anzi, Victoria come voleva essere chiamata lei. Avevo sempre cercato l’amore di mia madre… inutilmente. Mi piaceva quel clima ironico e divertito che si era creato con Nathan, era bastato parlare di Bradley e di Jennifer e la magia era accaduta. Stavo bene con Nathan e lo sarei stata sempre. Era così semplice e allo stesso tempo complicato perché… eccola lì una risposta che mi lasciava di sasso… lui che preferiva la mia compagnia a quella di Jennifer. Che cosa avrei dovuto leggere in questa sua affermazione? Semplice cortesia perché si trovava con me in quel momento o qualche significato nascosto fra le pieghe dell’intonazione per quelle parole.
«Ci credo… mica è così simpatica e logorroica come me.» ci misi l’ironia, continuai a scherzare con lui per quel timore che il discorso prendesse una profondità d’intenzioni e motivazioni che non sarei riuscita a gestire in quel momento. Non avrei mai pensato di ritrovarmi a un tavolo da sola con lui, anche se solo per una colazione che arrivò del tutto inutilmente, sembrava come se la fame fosse scomparsa. Non mi sentivo pronta a parlare con lui di quella grande questione irrisolta che vi era fra noi e forse, neppure lui lo era o forse non c’era niente di cui parlare, il suo era solo un tentativo di ricucire un rapporto che non poteva essere fra conoscenti, ma tra amici poteva. Fu così che cercai di spostare l’attenzione su qualche altro argomento e il basket mi sembrava la scelta migliore.

“Se c'era qualcosa che amavo di lui. Era il suo conoscermi. Traduceva ogni mia smorfia e ogni mio sguardo, sapeva cosa volevo dire anche nel mio silenzio. Ecco amavo soprattutto quello. Mi conosceva come in fondo nessun altro.”

Era sempre stato così e forse sarebbe stato così per sempre o sarebbe cambiato tutto. Quando Nathan mi guardava… wow… temevo di perdermici dentro quei suoi occhi azzurri. Un tempo lo amavo, ma non glielo avevo mai rivelato. Ora? Certe cose non sono destinate a cambiare e certi sentimenti a morire… per me, lui sarebbe sempre stato Nathan Scott, il numero ventitré, il capitano dei Ravens e il ragazzo che avevo conosciuto, imparato a conoscere e amato. Mi ero chiesta che cosa fossi pronta a fare per l’amore, che rischi avrei corso, che sfide avrei affrontato per l’amore… quello vero. Mi ero sempre creduta una sorta di eroina romantica… ma non lo ero mai stato, avevo fallito e avevo lasciato andare via l’amore. La semplice verità era che sono stata una codarda… non ho tirato fuori quella forza che mi aveva portato a vincere quel concorso a New York, quella determinazione che mi caratterizzava quando volevo qualcosa, realizzare i miei sogni. Alzai lo sguardo su Nathan e lo guardai con scrupolo come se volessi trovare qualche imperfezione nel suo viso, il segno di un cambiamento, qualcosa che mi suggerisse che quel ragazzo che avevo di fronte non era più lui… non era più il mio Nathan. Adoravo la sua determinazione, il suo essere così presuntuoso e sicuro di se quando si trattava di avere una palla in mano. Adoravo la sua dedizione al basket, i sacrifici che aveva fatto per raggiungere quei risultati che nessuno più di lui meritava. Ero così orgogliosa e fiera che finalmente si fosse reso conto di quello che voleva e che vi credesse, che mi fece sorridere sinceramente di tutto cuore. Non c’era niente che non avrebbe potuto fare e doveva esserne consapevole, se non ci credeva lui, nessuno avrebbe potuto farlo per lui. Crederci era il primo passo verso il successo. Il futuro era così incerto che bisognava vivere il momento, impegnarsi per essere vicini a quella persona che si voleva essere.
tumblr_mu49r7NsAe1qc4i52o8_250
Lavorava da tutta una vita per raggiungere la massima serie, ma capivo perché potesse sentirsi perso, in confusione riguardo a quello che volava davvero. Era normale che si fosse domandato se quello fosse il suo sogno e non quello di Dan, a volte me lo domandavo anch’io, se quello della moda fosse il mio di sogno o di Victoria. Guardai Nathan e sembrò come se volesse dirmi qualcosa, sapevo cosa voleva dirmi… era mancato anche a me, lo dissi, ma probabilmente l’arrivo di quella cameriera non gli aveva fatto sentire le mie parole. Meglio così… forse… fu impulsivo ciò che gli chiesi subito dopo, non potei rimangiarmi quelle parole, ormai avevano lasciato la mia bocca. Era stato strano fargli quella domanda come lo era essere lì in attesa di risposta. Nathan era un bravo allievo, infatti, usò la mia stessa tecnica, quella dell’ironia. Io mi riferivo alle ragazze e lui si riferì alle aspettative spezzate nel cuore di quei ragazzi che lo avevano visto diventare titolare, relegando loro alla panchina. Annui sorridendo, era stato furbo, ma in fondo il Karen’s Cafè non era il luogo adatto per parlare di noi, sempre se un noi esisteva ancora. Quando c’era qualcosa che mi metteva in difficoltà, ecco che io sviavo la domanda, ci giravo attorno o ti rispondevo con retorico, con ironia senza rispondere concretamente a quella che era stata la domanda. Era la mia abilità, ero pure brava e Nathan sembrava esserlo come me, ma non riuscì a trattenersi da aggiungere altro… aveva tentato di costruire un rapporto con qualcuna, ma non c’era riuscito, la sua testa lo portava da un'altra parte… da chi? Sarebbe stato troppo egoistico credere che pensasse ancora a me? Che quella sua difficoltà a esporsi con le donne fosse dovuta a me? O forse si era reso conto che per tutto quel tempo era stato uno sciocco a farsi scappare Haley? Haley… la scelta giusta e responsabile. La sua storia con il canestro e la palla sarebbe stato un amore eterno. Non manco, però di rivoltare la domanda. C’era qualcuno di speciale nella mia vita? Qualcuno per il quale avrei lasciato tutto?

- B: La vita non è solo lavoro Mamma! le dissi enfatizzando il grado di parentela che Victoria Davis aveva con me. Lei era più tosta della donna di ferro, era dura, ma io non ero come lei, mi vedeva debole, seppur talentuosa nel mio lavoro.
V: Non staremo mica parlando di nuovo di lui Brooke! esclamò stizzita guardandomi tra l’incredulo e seccato. Lei non si era mai interessata alla mia vita privata o del liceo, non le importava dei trofei vinti con le ragazze pon pon, il mio essere stata eletta presidente del consiglio studentesco… a lei interessava solo di se stessa, della carriera, del successo e dei soldi.
B: Lo dici come se fosse terribile l’amore.
V: Il vostro non è amore e hai troppo da perdere.
B: E Nathan Scott è l’unico per cui l’avrei fatto… era la pura e semplice verità, per me Nathan c’era ancora, non era un’eco del passato.
Brooke-Victoria_zps630d75b5
V: Piccolo tesoro mio… è stato in città fino a ieri per il campionato universitario e non ti ha neppure chiamato… devi lasciarlo andare Brooke. Nathan Scott non merita il tuo tempo e il tuo amore. L’amore non è la chiave di tutto, potere e successo lo sono. mi accarezzò la guancia e mi sorrise con quello che doveva essere affetto per lei. Annui debolmente abbassando lo sguardo. Quello che aveva detto era vero, Nathan era stato in città e non c’eravamo visti, non mi aveva chiesto d’incontrarci, fu come se non fossimo sotto lo stesso cielo, non gli importava, era andato avanti senza guardarsi indietro. Aveva ragione mia madre, dovevo lasciarlo andare. Dovevo pensare all’azienda, ai progetti per ingrandirci con la linea d’alta moda e la rivista con il mio nome sopra, anche se questi progetti avrebbero rischiato di non farmi sentire più mia la società, era a questo che dovevo dedicarmi, non a un amore perduto.
-

Amare qualcuno ed essere ricambiati era la chiave di tutto. Ero così confusa e perplessa che quei ricordi non mi rendevano semplice anche solo respirare di fronte a Nathan, figuriamoci a mangiare la torta e il cappuccino che erano ancora lì. Non capivo il senso di quella colazione insieme, di quella sua chiamata che non credevo avesse qualche significato particolare rispondere più o meno positivamente o negativamente alla sua domanda. Ero uscita con molti uomini del mondo dello spettacolo e della moda, anche persone al di fuori quell’ambito, ma con nessuno aveva funzionato. Nessuno aveva vinto il paragone con Nathan. Lo so, era una cosa terribile anche solo a pensarla, non si dovrebbero fare paragoni, ma era successo, l’avevo involontariamente fatto. Nessuno era come Nathan e nessuno mi aveva fatto sentire come m faceva sentire lui, ma era anche vero che non avevo dato a nessuno la concreta possibilità di farlo.
«Perché mi hai chiesto di venire qui?» non si dovrebbe rispondere a una domanda con un'altra domanda, non era educato, ma dell’educazione in quel momento non me ne importava molto, avevo bisogno di capire, sistemare quei tasselli del puzzle. Probabilmente l’avrei spiazzato nuovamente con quella domanda, dopo quella diretta sulla sua vita privata, ma andava così quella mattina, ero così impaziente e allo stesso tempo mi sentivo così in balia delle sue parole che mi sentivo debole. Rimasi a fissarlo con un’espressione incerta, non sapevo che cosa augurarmi che dicesse… quale sarebbe stata la confusione minore.
tumblr_msi6m6VS641qelrtho4_250
Ero così certa che Nathan fosse andato avanti, che non provasse più niente per me, che sentirglielo probabilmente dire, avrebbe spezzato comunque il mio cuore, ma già… è vero… Nathan non aveva mai detto di amarmi o di tenerci a me, figuriamoci se era così adesso che eravamo stati distanti per mesi e che le nostre vite avevano preso due strade differenti. Forse… se gli avessi chiesto di venire a New York… no, basta, non potevo continuare a pensarci e a martellarmi la testa in quel modo, sarei impazzita, avevo bisogno d’aria fresca e come un segno divino, ecco che il mio telefono si mise a squillare.
«Scusami un secondo…» gli dissi alzando l’indice della mano destra per chiedergli tempo ancora prima che mi potesse dare una risposta. Estrassi il cellulare dalla borsa e guardai il nome che vi era scritto, avevo cambiato cellulare da poco, non avevo avuto ancora tempo di personalizzare le suonerie in modo da poter sapere chi mi stesse chiamando. Era Victoria, altro che segno divino… demoniaco.
«Devo rispondere… E’ Victoria.» gli dissi tirando l’angolo sinistro della bocca. Non la chiamai “mamma”, ormai mi ero proprio abituata a chiamarla così. Mi alzai dalla sedia cercando di non fare troppo baccano e uscì dal Karen’s per prendere quella telefonata, non mi andava di parlare con lei avendo di fronte Nathan e poi era una di quelle cose che non sopportavo, chiamare o scrivere al telefono per comunicare e socializzare quando si era seduti a un tavolo con una persona in carne ed ossa di fronte a te. Guardai Nathan attraverso la vetrina per qualche secondo, gli diedi le spalle e… «Pronto… Victoria!».

Edited by wåltz² - 16/3/2014, 18:48
view post Posted: 28/2/2014, 00:32     +3Young & Beautiful - The Begining

tumblr_n0qx7eg0AD1qeqw9ro6_250
Un tempo, tutto ti sembra possibile, credi che conquisterai il mondo, che niente di male potrà succedere finché ti concentri e metti tutto te stesso in quello che fai. Purtroppo le cose brutte accadono e non puoi fare niente per evitarlo, puoi solo lasciarti travolgere dagli eventi o tirare fuori la forza dentro di te e combattere contro tutto. Ero cresciuta senza genitori, seppur non fossero morti, di me non si curavano neppure un po’, mia madre quasi non sapeva che esistessi, finché non avevo chiesto il suo aiuto per la COB, mentre mio padre mi faceva stare in silenzio, credendo di accontentarmi con qualche carta di credito. Ero stata la ragazza più popolare al liceo, tutti mi conoscevano e desideravano entrare nella mia cerchia di amicizie perché faceva figo, era importante, ma erano poche le persone che ci tenevano davvero. Si dice che al liceo incontri le amicizie più importanti della tua vita, era vero, per me lo era stato con Peyton prima e con Rachel dopo. Amavo quelle due ragazzacce e non c’era niente che non avrei fatto per loro. Era la seconda che avrei incontrato a momenti al Tric, lei che era sempre stata contro il romanticismo, super pratica e sbrigativa che subito voleva andare al sodo senza troppi giri di parole, ora si sarebbe sposata con l’amore della sua vita. Non era mai stato tutto rosa e fiori con Rachel, al liceo non c’era buon sangue, almeno all’inizio, ma poi il vento era cambiato, cominciammo a frequentarci capendo di non essere poi così male per l’altra. Ero finita con voler seriamente bene a quella rossa pazza. Ancora non riuscivo a fare quella semplice somma di Rachel + Matrimonio… non pensavo ci sarebbe mai arrivata e che sarebbe finita col sposare qualche ricco vecchietto o star della televisione per vivere di rendita e di fama. Ero arrivata al Tric da qualche minuto, mi ero proposta di andare a prenderla, ma Rachel aveva qualche impegno per cui mi aveva detto di trovarci lì. Quel posto mi piaceva, si respirava una buona aria e si ascoltava buona musica. Rivolsi un cenno del capo al barista, un omaccione, indicandogli un tavolino, lui annui così seppi che potevo accomodarmici e così feci. Mi guardai attorno e aspettai la futura sposina. Appoggiai i gomiti sul tavolino intrecciando le dita delle mani alle quali appoggiai il mento. Feci un profondo respiro e la mia mente non poté che volare con i pensieri a quella giornata, all’incontro mattutino con Nathan. Mi sentivo così confusa, euforica e terrorizzata allo stesso tempo. Mia madre ne aveva combinata una delle sue, ma Nathan era riuscito a trovare la soluzione in un modo così semplice che seppur avessi fatto un’ostinata resistenza, alla fine non potei che accettare. Che cosa avrebbe significato per noi, sempre se un noi vi era ancora? Era tutto così poco chiaro che non mi ci capivo neppure io. Nathan… portai lo sguardo verso il palchetto dove, solitamente, vi erano i gruppi a suonare, ma in quel momento non c’era nessuno e la musica che sentivo doveva venire da cd o da spotify. Con Rachel non era sempre andato tutto bene, purtroppo mi ero lasciata soggiogare da una madre fin troppo cinica e calcolatrice. Avevo perso di vista il giusto orizzonte nel vano tentativo di riuscire a guadagnarmi l’amore di mia madre, ma l'affetto di una mamma non si dovrebbe guadagnare, dovrebbe esserci nonostante tutto, ma io l’avevo capito troppo tardi.

tumblr_mrwy6hEpvw1rgom1so1_250
Avevo una riunione importante con i finanziatori, avevo passato tutto il giorno precedente a prepararmi, mi ero fatta una scaletta sulle cose da dire, avevo terminato i bozzetti da mostrare, era tutto pronto. Arrivai alle quattordici in punto come d’accordi nella grande sala delle riunioni, non c’era nessuno. Mi guardai in giro finché non trovai mia madre che mi liquidò in due nano secondi, i numeri erano troppo complicati per me, era meglio che continuassi a fare il mio lavoro, disegnare e flirtare con i ragazzi. Rimasi letteralmente basita e quando tornai a casa e lei arrivò, esplose il vulcano. Litigavo spesso con lei perché volevo qualcosa di più o forse, semplicemente volevo il rapporto che tutti desideravano con la propria madre. Non fu un litigio come gli altri… fu qualcosa di diverso…
B: "Licenziare Rachel fu un grosso sbaglio."
V: "Quelli erano affari."
B: "Non è il modo in cui voglio condurre i miei affari, lo capisci? La gente si merita di meglio..."
V: "Lo vedi? È questo il motivo per cui non ti ho voluta alla riunione di oggi: sei troppo emotiva. Le emozioni sono nemiche degli affari. Ecco perché io sono qui."
B: "Adesso! Tu sei qui, adesso. Ma dov'eri tutti quegli anni in cui io stavo crescendo, mamma? Tu non hai mai voluto saperne niente di me, finché io non sono riuscita a fare tutto questo."
tumblr_mrwy6hEpvw1rgom1so2_250
V: "Che cosa? Cheerleader, Presidente del Comitato... smettila di fare l'infantile. Sei il volto della tua azienda e l'hai portata avanti da sola questa azienda, fin dove potevi. Poi se venuta da me, chiedendomi aiuto."
B: "Anche Rachel mi ha chiesto aiuto, e tu me l'hai fatta licenziare."
V: "Ti sei guadagnata il mio aiuto, Brooke. Rachel non s'è guadagnata il tuo."
B: "Ho guadagnato? Una figlia non dovrebbe guadagnarselo l'aiuto o l'amore della madre. L'amore si suppone che sia incondizionato."
V: "A domani, Brooke."
Ovviamente, il giorno dopo per lei fu tutto come prima, come se non fosse successo niente, era sempre così, ogni volta che discutevamo, che gridavo, che litigavamo, lei il giorno dopo si mostrava imperturbabile come se niente l’avesse preoccupata o potesse averla ferita.


Non era facile la mia vita, me ne rendevo sempre più conto che la mia sensibilità era un’arma a doppio taglio e che presto sarei finita con restarci secca o esasperata in un modo tale da non sentire più niente. Avevo sbagliato con Rachel e quel giorno lo ammisi a Victoria, non le importava ma io non ero di quell’idea e volevo dirle molto altro ma il modo che aveva di zittirmi tagliando ogni discorso era inaggirabile. Sembravo sempre allegra, felice, come se niente mi mancasse, ma spesso mi sentivo come Kate Winslet in Titanic all’interno di una stanza con me nel mezzo che urlavo ma nessuno si curava di me. Scossi la testa passando la mano tra i capelli del pseudo ciuffo che avevo, non era quello il momento di pensare alle cose brutte del passato e del presente, una delle mie più care amiche avrebbe avuto i giorni contati in termini di libertà e non sarei stata di certo io a rovinarglieli. Mi ero pure scelta con molta cura l’abbigliamento per quella serata ed ero pronta a divertirmi parecchio con lei, magari un po’ come ai vecchi tempi con cibo super calorico e qualche bicchierino di troppo. Rachel mi era mancata… era tempo di recuperare.

Edited by wåltz² - 28/2/2014, 00:51
view post Posted: 6/2/2014, 02:12     +2Siamo anche ciò che abbiamo perso - The Begining
Avete mai fatto caso che la mattina, quando ci si sveglia, la nostra mente si attiva facendoci pensare qualcosa o qualcuno? Che a volte capita che quel pensiero sia lo stesso per tutte o buona parte dei risvegli successivi? Per buona parte degli anni del liceo, il mio primo pensiero era stato il mio nome, Brooke, a volte era il torneo di ragazza pon pon, altre ancora era stato il nome di Lucas. Quando era nata, la storia con Nathan avevo smesso di avere come primo pensiero tutte queste cose. Dopo la fine della relazione con Nathan, il primo pensiero che avevo fu sempre lo stesso, un nome… Nathan. Non se n’era mai andato dalla mia testa il suo pensiero, anche se a volte mi svegliavo pensando agli inghippi di lavoro, durante la giornata tornava sempre alla mia mente, a volte era qualcosa che mi portava a ricordarlo, un articolo di giornale che parlava di lui, il basket, un oggetto o una situazione, mentre altre veniva del tutto naturale. Non avevo mai smesso di pensarlo… potevo non averlo più visto… potevo non aver ceduto alla tentazione di chiamarlo… ma il suo ricordo era sempre stato con me, ogni giorno fino a oggi.
tumblr_mya1w5ta1G1sf2tbbo1_250
Lui non lo sapeva… c’erano tante cose che Nathan non sapeva, come per esempio l’abitudine che ogni tanto mi coglieva durante il liceo. A volte mi svegliavo presto, più presto di quanto immaginassi, a me piaceva restare a letto a dormire, ma quando accadeva, mi alzavo, mi vestivo e andavo a River Court. Quel posto non apparteneva al passato di Nathan, ma al suo presente. Ogni volta che ci andavo, mi stringevo sotto la felpa che indossavo e lo guardavo giocare su quel semplice campetto. Lo raggiungevo a piedi, parcheggiavo poco distante, avrei potuto lasciare la macchina lì di fronte ma Nathan si sarebbe accorto di me e non volevo che questo accadesse, quello doveva restare un mio segreto, io che lo guardavo da lontano realizzare i suoi sogni. Ricordavo ancora il profumo dell’aria fresca alle prime luci dell’alba, ricordavo la morbidezza dell’erba appena tagliata, il rumore rado delle macchine sfreccianti sulla strada, il suono della palla da basket sbattuta contro il suolo e il fruscio del canestro. Mi piaceva l’idea di guardarlo, era così impegnato e assorto dal potere della palla che teneva in mano, che mi ammaliava, la sua dedizione m’ispirava. Senza che lui si accorgesse di me, poi me ne andavo a casa, capitava che disegnassi qualcosa o che semplicemente mi preparassi per andare a scuola passando a prendere Peyton o aspettandola fuori di casa. Nessuno sapeva che cosa realmente aveva significato quel ragazzo che ora mi sedeva di fronte con l’aria più tranquilla e in pace della terra. Era fortunato a sentirsi così a suo agio con me… io non lo ero, semplicemente perché provavo ancora qualcosa per lui, ma questo era solo un problema mio. Avere Nathan di fronte che mi guardava e parlava, dopo quel nostro abbraccio, era una vera tortura, perché avrei voluto farmi abbracciare da lui ancora una volta e non solo… non lo avevo dimenticato come avevo creduto… e questo faceva male, in un certo senso. Abbassai lo sguardo fingendo di sistemarmi sulla sedia, ma stavo cercando un momento di tregua dal suo sguardo che sembrava scrutarmi dentro. Avevo paura che Nathan mi guardasse meglio e scorgesse quel mio patimento interiore, quel mio essere ancora invischiata con lui. Chiusi appena gli occhi e feci un profondo respiro, anche se avevo bisogno d’aria. Ero rimasta ore nel mio letto a pensare a Nathan e a cosa mi legasse a lui, che cosa mi piacesse, che cosa fosse cambiato nel mio modo di vederlo, finché un giorno lo capì…

tumblr_m1wbzs3rs91r3fmj3o1_500

Fu durante una partita di Basket, la semifinale del campionato di stato, eravamo tutti tesi peggio delle corde di un violino. Allo scadere del tempo regolamentare, ecco un fallo in attacco sul numero ventitré. Nathan andò sulla lunetta pronto a tirare a canestro, ma il suo sguardo si posò su di me, mi sorrise e senza distogliere i suoi occhi dai miei, tirò… fece canestro e i Ravens andarono in finale. Ci fu qualcosa in quel nostro sguardo di totalmente fuori dal tempo e dallo spazio. Durante quel tiro…
tumblr_mpo3a4ea8u1qelrtho5_250
Nathan mi aveva guardato come mai prima d’ora aveva fatto… quel suo modo di sorridermi mi fece sentire in pace, mi fece sentire viva, mi fece capire che Nathan non mi avrebbe mai giudicata o trattata in maniera meschina… se solo l’avessi voluto, lui ci sarebbe sempre stato per me. Ero così orgogliosa di lui ancora oggi, che non poteva davvero immaginarlo. Mi mancava guardarlo sul campo da gioco.
”E’ normale Nathan… se ti piacesse, ci sarebbe qualcosa che non va, anche se no, non ci sarebbe niente che non va a parte il cuore spezzato per milioni di tue ammiratrici che sapendoti dell’altra sponda, sicuramente darebbero di matto, ma non ci sarebbe niente di male se tu fossi… beh si hai capito.. comunque, che non ti piaccia Bradley, credo sia comprensibile, anche se è piacevole la sua compagnia, probabilmente preferiresti quella della Aniston… una cara ragazza pure lei!” come al mio solito ero finita con il mio classico straparlare che mi aveva condotta ad insinuare un’improbabile omosessualità del uomo che volevo io! Una tale notizia avrebbe distrutto me, non le sue ammiratrici, perché in quel caso non avrei potuto fare niente, se non rimanere un ricordo per lui. Feci spallucce e scuotei la testa per allontanare quei pensieri. Volevo restare un ricordo per Nathan o volevo far parte del suo presente? Poteva sembrare una domanda banale, eppure aveva un significato specifico, profondo, semplice… ero qui a chiedermi che cosa volessi, dimenticandomi di fare la domanda più importante… che cosa voleva Nathan? In fondo mi aveva invitato lui per quella colazione insieme. Neppure per un secondo avevo ipotizzato alla possibilità che a Nathan non piacesse Bradley per le voci che lo avvicinavano a me e per averci cenato insieme. Buffo, non vi pare?
Avevo bisogno di qualcosa di forte, ma era troppo presto per la vodka! Fu così che sfoggiai un bel sorriso e gli chiesi come gli stessero andando le cose e non mi sorprese che la sua risposta riguardasse un unico argomento… il basket. Nathan era nato per interpretare quel gioco al meglio, era un grande giocatore che avrebbe reso ancor più grande NBA! Ero sicura che alla fine ci sarebbe entrato… lo meritava davvero.
tumblr_m8p8e90bAh1qdmjsco3_250
Tutti erano convinti che ce l’avrebbe fatta, Nathan Scott non poteva che sfondare, aveva lavorato per questo tutta una vita, ma lui ci credeva?
”E tu lo sei Nathan?” mi uscì di bocca da sola quella semplice quanto diretta domanda che non tutti si sarebbero permessi di rivolgergli. Non volevo tirare fuori chissà quale discorso complicato o profondo di prima mattina quando parte del mio cervello, ancora dormiva, però mi premeva chiederglielo e saperne la risposta. Nathan doveva credere in se stesso e sapevo che non gli serviva che gli altri, gli estranei credessero in lui, ma chi amava doveva farlo per essergli d’appoggio in qualche modo. Così avevamo vinto il Campionato di Stato. Stavo per chiedergli come gli andasse la vita sentimentale, invece mi precedette chiedendomi come andasse la mia di vita. Che cosa potevo dirgli? Avevo tutto quello che potevo desiderare eccetto la cosa più importante, ciò che le mie migliori amiche avevano, l’Amore. Stavo per rispondergli… ma accadde qualcosa quel me lo impedì…
tumblr_msi6eiOxLT1qelrtho8_250
Nathan sbottò… ma non completamente. Nathan non aveva completato quella frase perché non aveva trovato il fiato per farlo, strano per un giocatore di basket, ma in certi casi della vita l’allenamento non serve per nulla, per pronunciare alcune parole c’è solo bisogno di coraggio e poi fu agevolato dall’arrivo della cameriera.
”Lo so…. Anche tu…” risposi sentendo una sorta di groppo in gola che mi fece abbassare lo sguardo, io che sino a quel momento ero riuscita abbastanza bene a sostenere quell’incontro, ora mi sentivo crollare lentamente sotto la dolcezza di quel suo sguardo che avevo desiderato rivedere da tanto tempo e la delicatezza di quelle parole che avevo sperato di udire, anche se non le aveva pronunciate fino in fondo, sapevo che cosa voleva dire. Sapevo cosa mancava quel… mancata che non c’era bisogno, forse di dire, perché lo sapevo da me. Per molte persone, la nostra relazione era stata un semplice capriccio adolescenziale fra due ragazzi che volevano ricalcare il classico stereotipo dell’accoppiata vincente Giocatore di Basket / Cheerleader. Non era stato niente di tutto questo, non era stato un sentimento così superficiale che ci aveva legato durante gli ultimi mesi del liceo, osservati speciali dagli sguardi di tutti e in particolare di Haley e Lucas. Non mi era importato dell’arrivo della cameriera… dovevo dirglielo ed ecco che gliel’avevo detto.
”Un cappuccino e una fetta di torta alle mandorle.” solitamente la mattina facevo colazione con un solo caffè, non mangiavo biscotti o torte, ma quello era un giorno diverso e avevo bisogno di un apporto diverso e maggiore di calorie.
tumblr_m87kpkYK8C1rps6t7o4_250
Appoggiai le mani sul tavolo, una sopra l’altra e mi misi a guardare altrove mentre la cameriera prese l’ordinazione anche di Nathan, cameriera bionda slavata che non aveva smesso un solo secondo di guardare Nathan ammiccando. Le avrei cavato gli occhi se solo mi fossi sentita in diritto di farlo, ma non l’avevo. Solo quando se ne andò, tornai a guardare l’ospite di fronte a te.
”Fai faville… chissà quanti cuori hai infranto alla Duke o c’è qualcuna di speciale?” Nathan non mi stava aspettando, Nathan era il ragazzaccio che aveva la fila fuori dalla porta, quello che seppur fidanzato di Peyton, si metteva a bere tequila dall’ombelico di Bevin mandando la riccia fidanzata su tutte le furie. Fu come se l’atteggiamento di quella cameriera, che probabilmente lo aveva riconosciuto, mi avesse fatto ricordare che Nathan… no, non potevo scaricare su di lui il nervosismo che quella sciacquetta aveva fato nascere dentro di me. Era evidente che tra i due, quella ad avere problemi ero solo io, mentre lui… beh, non si sarebbe risparmiato di flirtare con quella scemetta semplicemente perché poteva farlo.
view post Posted: 25/11/2013, 01:00     +2Siamo anche ciò che abbiamo perso - The Begining
Mi trovavo al Karen's Cafè, un luogo come tanti, ma un posto unico per la ragazza che ero diventata.
tumblr_mlbic15MYA1qfmzxdo2_250
Quando sei un adolescente non ti fermi mai a pensare, vivi di corsa, un moto frenetico che non ti permette di assaporare il momento, quell'attimo così fugace che una volta perso, non tornerà indietro. Non si capisce quanto sia importante vivere ogni istante interrogandosi sul futuro, su cosa debba essere o meno fatto, dimenticando che si è giovani una sola volta nella vita, ma soprattutto, che certe occasioni non ricapitano, certe persone se le perdi, non le troverai più. Qualche settimana prima di tornare a Tree Hill, mi era capitato fra le mani un mio vecchio album di foto, il mio preferito, quello rosa che raccontava attraverso le sue foto i momenti più importanti della mia vita. Beh... mi ritrovai a sfogliarlo e fui letteralmente ipnotizzata dalle foto del liceo con Peyton, con Lucas, con le ragazze della squadra e con lui... con Nathan. Non mi ero mai realmente resa conto di quanto mi fosse mancato in quegli anni e di come, in parte, desideravo tornare al liceo per lui, per quel noi che mi aveva fatto sentire completa, realizzata, accettata, amata. Doveva essere il periodo delle foto d'epoca quello, comunque, me ne stavo lì in piedi accanto a lui e sembrava come se il tempo non fosse mai trascorso, come se quegli anni non fossero stati altro che un battito d'ali di farfalla. Nathan era sempre Nathan, sembrava più maturo, le sue spalle si erano aperte di più, il suo corpo si era sviluppato in quello di un uomo, i lineamenti del suo viso si erano raffinati ma la dolcezza del suo sguardo e la bellezza del suo sorriso non erano cambiati di una virgola, mi lasciavano ancora senza fiato. Un giorno ero io la causa di quei sorrisi... mi mancava, ma quello non era il momento di rivangare il passato diventando malinconici inutilmente e in maniera stupida! Solitamente, avrei accarezzato i suoi capelli, l'avrei abbracciato, ma come il giorno precedente, non avevo il coraggio di farlo, era una stupidata, ma non ci riuscivo. Ero cresciuta, avevo il successo che meritavo, una casa di moda con il mio nome e un ragazzo, un SOLO ragazzo riusciva a farmi sentire come una lattante con un solo sguardo. Milioni di volte avrei voluto chiamarlo, sentire la sua voce, parlare con lui ma alla fine, non l'avevo mai fatta quella chiamata, non mi sembrava giusto, avrei rotto il nostro patto. Chissà se era passato troppo tempo ora che potevo vedere i miei occhi nei suoi, forse era tutto perso nell'aria di una stupida decisione. A volte mi ero trovata a pensare a lui con un bicchiere di vino in mano e... beh, avrei dato tutto il mio successo per vivere un giorno con lui, ancora una volta rotolare nelle lenzuola con Nathan, sentire il calore del suo corpo, la bellezza della sua risata quando facevo qualcosa di scemo, la dolcezza nel sguardo quando mi guardava dopo un film dell'orrore che mi aveva terrorizzata. Mi mancava tutto di quel ragazzo che forse avevo perso per sempre nello stesso istante in cui mi ero voltata dall'altra parte e me n'ero andata.
tumblr_mt97jpP7Fq1qblutwo2_250
Stava leggendo il giornale, la pagina sportiva e quell'esclamazione uscì naturale dalla mia bocca, un tempo eravamo le persone più popolari del liceo, quelle cose ci avrebbero fatto sentire importanti, avrebbero arricchito il nostro ego, soprattutto il suo.
"Peccato... io ne faccio del mio pane quotidiano ancora adesso" ironizzai sulla cosa assumendo un'espressione decisamente buffa che finì in una linguaccia divertita verso il ragazzo. Inconsciamente mi sentivo nervosa, mi trovavo con Nathan dopo tutto quel tempo e la cosa mi metteva in soggezione e come tutte le volte in cui mi sentivo imbarazzata, potevo essere la ragazza più sfacciata e temeraria, ma quando si trattava di ragazzi, del ragazzo che m'interessava o verso il quale sentivo qualcosa, ecco che diventavo un idiota. Gli sorrisi cercando di darmi una calmata e Nathan si alzò di fronte a me, in tutta la sua altezza che mi aveva fatto sentire come una nana in più di un occasione, ma che mi aveva permesso di indossare i tacchi potendo dare sfoggio della mia elegante femminilità. Non si alzò semplicemente, fece un asso verso di me, allargò le braccia e mi abbraccio a se facendomi respirare il suo profumo.

- Stavamo festeggiando la fine della scuola, il nostro ultimo anno al liceo era finito, alla mezzanotte saremmo diventati delle persone adulte, il mondo ci avrebbe acconto e il liceo sarebbe diventato un ricordo. Mi stavo divertendo, ero con le ragazze, Rachel e Peyton, avevamo ballato, riso e scherzato prendendoci amabilmente in giro come al nostro solito, mi sarebbero mancate quelle due. La festa che era stata organizzata poi, era un vero spasso, era una delle meglio riuscite, ma non potei non sentirmi sola. Stavo cercando Nathan, avevo bisogno di chiedergli una cosa quando lo trovai... stava parlando con Haley... da quando si parlavo quei due? Inconsciamente, un moto di gelosia si mosse dentro di me, io che non ero mai stata gelosa, mi sentì avvampare perchè in fondo lo sapevo, nel confronto con lei ero io che ci perdevo. Mi voltai e uscì in giardino, avevo bisogno di prendere aria, di restare un pò sola. Magari... non era niente o forse... era tutto! Andai a sedermi sulla panchina in mezzo al giardino, stavo guardando gli alberi, il cielo sopra la mia testa quando la voce di Nathan mi portò a guardarlo.
N: Che cosa succede Brooke? mi chiese avvicinandosi a me senza sedersi. Nathan poteva essere un ragazzo superficiale per gli altri, ma io conoscevo la sua vera natura e mi piaceva.
tumblr_mosul1KDfb1qelrtho2_250
Scrollai le spalle, non sapevo che cosa dirgli e lui sembrò crucciarsi per questo. Non mi piaceva essere una musona, ma in quel momento non potevo guardarlo negli occhi e rispondere a quella domanda, non sapevo che cosa sarebbe potuto uscire dalle mie labbra.
N: Tra poco è il momento... io vado dentro. a quella sua frase successiva però, non capendo di che cosa stesse parlando, non potei non guardarlo trovandomi curiosa tutto d'un tratto. Nathan mi conosceva come io conoscevo lui, sapeva che quando non avevo voglia di parlare non doveva forzarmi a farlo.
B: Nathan... Che succede? gli domandai guardandomi attorno non capendo quel suo sguardo divertito, quella sua frase strampalata e quel suo sorriso quando mi risposte.
N: L'irrigazione! bastò una sola parola a farmi guardare attorno ancora una volta.
B: Cosa? gli domandai sgranando gli occhi. Non ebbi il tempo materiale per alzarmi ed evitare quello che stava per accadere, l'irrigazione del giardino si attivò. Mi alzai di scatto dalla panchina e mi diressi verso Nathan che rideva come un pazzo di me in quella situazione assurda. La preoccupazione era come svanita. Non cercai d'evitare di bagnarmi, era inevitabile ma non era giusto che mi bagnassi da sola, così andai a prendere Nathan e con lui giocammo sotto la pioggia artificiale degli irrigatori. A volte non hai bisogno di frasi fatte, di quelle parole giuste ma scontate per farti sentire meglio momentaneamente, a volte hai solo bisogno di qualcuno che ti capisca e che non ti faccia pensare. Nathan? Lui mi capiva. -


Quell'abbraccio mi fece venire gli occhi lucidi come quel ricordo riaffiorato alla mente. Ero ancora così invischiata in lui... ero stata una stupida a lasciarlo andare... il tempo e la lontananza, i ragazzi non mi avevano fatto dimenticare Nathan Scott e ora ne ero completamente conscia. Ero brava a fingere e anche in quel caso lo fui non mostrando un minimo di cedimento, indossando la mia maschera migliore, in fondo, non sarei rimasta molto a Tree Hill e lo stesso valeva per lui. Chissà perchè mi aveva chiesto di vederci... magari, anche lui si stava per sposare e voleva dirmelo prima di venirlo a sapere dai giornali o qualcosa del genere. Rachel sposa... che notizia.
tumblr_mpo2yuQ3cR1qelrtho4_250
Per me era normale finire nei giornali, io stessa ero una notizia da pubblicare, un personaggio noto da investigare e intervistare per carpirne indiscrezioni e segreti. Mai una volta, in qualche intervista però mi ero ritrovata a parlare di Nathan come se fosse il mio segreto, quel tesoro prezioso che non volevo svelare al mondo perchè poi non sarebbe più stato mio. Avevo parlato del liceo, dell'essere stata capo cheerleders, eletta presidente del consiglio studentesco, reginetta del ballo, dei ragazzi, delle pene d'amore, ma mai di Nathan e nessuno aveva mai trovato qualche nostra foto insieme, mi aveva stupito e allo stesso tempo rinfrancata. Nathan afferrò una rivista, c'ero proprio io copertina, era l'ultima intervista che avevo rilasciato sul ruolo che aveva "fare moda" nella mia vita e di come tutto ruotasse intorno a questo, ovviamente, non era mancata una sparata.
"La storia con Bradley Cooper è del tutto inventata! Ci siamo trovati per caso nello stesso ristorante, alla stessa ora lo stesso giorno, non potevo perdere l'occasione di pranzare con lui." non sapevo se avesse o meno letto l'articolo all'interno della rivista, ma in un certo senso mi ero sentita in dovere di spiegargli, a modo mio, quel pettegolezzo con me e Bradley, un vero signore, con il quale avevo avuto modo di condividere un pranzo con semplici e piacevoli chiacchiere con una decina di altre persone, questo i giornali se lo dimenticavano spesso, aggiungere il resto delle persone presenti per rendere quello che non è, come un appuntamento romantico. Adoravo Una Notte da Leoni e non potevo non dirglielo, quando poi un ragazzo del mio staff, assolutamente omosessuale lo aveva visto, non ero riuscita a resistere. Era stato un bel pranzo, tranquillo e piacevole, niente di più. Approfittai del momento in cui Nathan cercò l'attenzione di qualcuno del locale per indietreggiare di un passo, fare un profondo respiro per calmarmi e sedermi di fronte a dove stava seduto lui, giusto per mantenere una certa distanza.
"Allora... Come ti vanno le cose Nathan? gli chiesi sistemandomi meglio sulla seduta. Entrando, poco prima di notare Nathan, mi ero accorta che il divano non c'era più, forse l'avevano spostato altrove... adoravo sedermi su quel vecchio divano fatto in non so che cosa, ci stavo così comoda. Alzai lo sguardo sul volto di Nathan intenta a voler chiacchierare con lui in maniera pacifica, come se fossimo due vecchi amici che si rivedono dopo tempo. Forse, Nathan aveva voluto vedermi per Rachel e Andrew... i due si sarebbero sposati... magari voleva organizzare una festa, una vera festa per i due con me, ma speravo non fosse una sorta di addio al nubilato e celibato insieme, perchè quelle cose non mi piacevano, erano uno spreco, Rachel avrebbe avuto i suoi uomini nudi! Tornando a Nathan, ogni tanto i giornali li leggevo, guardavo la tv e mi capitavano a tiro, di tanto in tanto, quel programma di cronaca rosa in cui ero capitata milioni di volte e in cui sentii parlare proprio di lui. A quanto dissero in un servizio su Nathan, oltre che a decantarlo come possibile futura stella in arrivo nella massima serie, si stava frequentando con una starletta della televisione... magari la semplice frequentazione era diventata qualcosa di più... magari l'avrei vista al matrimonio di Rachel al quale non sarei potuta andare da sola, per ovvie ragioni, che figura c'avrei fatto? Forse aver conosciuto Bradley Cooper mi sarebbe stato utile.
view post Posted: 12/11/2013, 18:07     +2 REGENERATION - The Begining
Più che Past, la chiamerei The Begining o qualcosa del genere, mi sembra un termine più carino e romantico <3
Quanto alle sezioni, io personalmente ne toglierei un pò.

Per esempio,
NEWS la toglierei in tronco.
STAFF potremmo chiamarla "Noi" o qualcosa del genere e direi di pulirla un pò da tutti quei thread aperti e ora inutili e magari, renderla unica con la sezione Off Topic
STREAMING la toglierei, come CONTEST.
SPAM e AFFILIAZIONI La renderei unica, con SPAM gruppo principale e AFFILIAZIONI come sotto sezione.
EPISODI l'inserirei in OTH e tutte quelle sezioni le pulirei ben bene, potremmo fare le cose meglio con più ordine.

Quanto alle sezioni di GDR, molto semplicemente:

TOGLIERE;
Trasferta, tutte quelle case dei personaggi che non ci sono più.
SISTEMARE;
Palestra l'inserirei in Scuola, Chalet Scott in altri luoghi.
INSERIRE;
Le sezioni che potrebbero essere utili, come Savannah o New York, giusto per dirne due.

Sarebbe carino creare dei gruppi per ognuno di noi con il nome del personaggio principale della serie che si ha, quindi, per esempio a me Brooke e Marta, che ha parecchi personaggi, scegliere Peyton e via così... Cambiando così le tesserine <3
view post Posted: 7/11/2013, 17:05     +2Siamo anche ciò che abbiamo perso - The Begining
tumblr_m5oc88bt0M1qkhci8o3_250
Non era cominciato tutto così... una festa... troppo alcool ingerito raccattato da ogni bicchiere pieno o mezzo pieno che avevo trovato in giro senza preoccuparmi di fare miscugli alcolemici. Ubriaca e mezza nuda non mi ero ritrovata accanto a Nathan, non ci eravamo guardati e non eravamo finiti in camera da letto di casa sua. Probabilmente, se fra me e Nathan le cose fossero nate in questo modo, sarebbe stato tutto molto più semplice. Non ero mai stata la ragazza matura del gruppo, quella che si comporta con etica, secondo quello che è moralmente giusto, se non quando qualcosa mi entrava dentro davvero... Nathan, ma questo nessuno lo sapeva o aveva visto questo lato di me. Con lui ero stata davvero felice, l'ultimo periodo del liceo era stato una lunga sequela di perfezione, come essere incoronata Reginetta del ballo e lui mio Re. Erano quelle le cose importanti, ciò che preoccupava un adolescente. Ricordavo ancora quel giorno, mentre ballavamo in pista con la corona in testa, fui tentata di dirgliele, quelle tre parole e sette lettere che mi rimasero in gola, ogni volta accadeva qualcosa che me lo impediva. Che fosse un segno? Con lui fui me stessa senza alcuna scusa fino alla fine e il giorno della nostra fine. Fui mostruosamente matura e posata. Quando Nathan ed io ci lasciammo, fu come se avessimo appena stretto un accordo, stipulato una transazione d'affari, come se il cuore non centrasse niente in quella faccenda. Fui fredda, distaccata ritrovando in lui un atteggiamento molto simile al mio.
tumblr_mbjwa3dXdA1qkrmplo3_250
Avrei voluto urlargli che non volevo che le nostre strade si dividessero, che l'avrei seguito ovunque fosse andato, in fondo, i miei sogni di stilista li avrei potuti realizzare ovunque con qualche intoppo in più, ma avrei potuto avere successo anche in una città che non era New York. Aspettavo solo un cenno, una piega nel suo vito, un moto verso di me che mi donasse sicurezza. Non arrivò. Ricordo che quando mi voltai, la mia maschera d’imperturbabilità crollò, riuscì a trattenermi dal singhiozzare, ma alcune lacrime cominciarono a rigarmi il viso mentre mi allontanavo da lui a passo spedito. Me ne tornai a casa, chiusi la porta dietro la mia schiena, mi piegai sulle ginocchia appoggiandomi alla lastra di legno e cominciai a piangere. Era stata più dura di quanto pensassi lasciarlo, e stargli lontano poi, finchè un giorno il suo pensiero smise di torturami, ma questo non significò smettere di sentire la sua mancanza. C’eravamo lasciati per impedire che i nostri sogni, le attese personali, intralciassero il futuro dell’altro, come se potessimo rappresentare la rovina personale dell’altro. Com’era possibile questo? Quale idiozia poteva essere questa? Da quanto l’amore ti rovina la vita? Solo se non è corrisposto, lo può fare, ma… già… è vero… Nathan non aveva mai detto d’amarmi e stare qui a pensarci adesso, era un’azione inutile da compire per cosa poi? Sentirsi mentecatti e stupidi una volta di più. Si dice che tutto capiti per una ragione, ci avevo sempre creduto e speravo ancora di non aver sbagliato nel farlo.
tumblr_moz30bexdS1r6ogn1o6_250
Avevo avuto successo a New York, i frutti di quel duro lavoro e di quella lontananza dall'amore, mi aveva portato a realizzarmi , ad affermarmi nel campo, avere una rivista col mio nome stampato sopra, inviti alle feste più glamour di New York, biglietti per le prime dei film hollywoodiani, celebrità che indossavano i miei vestiti ai Grammy, fotografi che m'inseguivano per immortalarmi con qualcuno di famoso e in atteggiamenti intimi, affettuosi, giornalisti che facevano la fila per intervistarmi, per catturare quel sorriso, che a tutti sembrava vero, nelle loro telecamere. Mia madre voleva che fingessi, che mi mostrassi sempre felice e orgogliosa della vita che avevo, dovevo sentirmi appagata completamente perchè tutte le ragazze del mondo avrebbero dovuto desiderare di essere come me, perchè tesseva vendere vestiti e tutti i ragazzi della Terra avrebbero dovuto desiderare di avermi nel loro letto, perchè faceva loro comprare i miei vestiti da regalare alle loro fidanzate, mogli e amati. Mia madre era un vero bulldozer, era inarrestabile quando si metteva qualcosa in testa, era più facile assecondarla, obbedirle che combatterla. Avevo appena chiuso una telefonata con lei, Victoria, mia madre che non voleva che la chiamassi "mamma", ma Victoria, era più professionale secondo lei. Mi chiese quando avessi intenzione di tornare, che potevo prendermi qualche giorno di pausa, poiché le lunghe riunioni d’affari non facevano per me, io che di numeri ed economia non ne sapevo una mezza parola. Mi trattava come una stupida, questo lo sapevo ma lo accettavo, ne ero consapevole, ma non l’avevo mai detto ad alta voce.
tumblr_mnd0c5EGeD1qfmzxdo2_250
Quella mattina, prima di tornare all'albergo, ero andata a visitare la mia vecchia casa, non so esattamente perché lo feci, forse per nostalgia. Lì mi era stato dato un vecchio album di fotografie, creduto perduto a causa del trasloco, ma che non aveva mai lasciato quella casa. I nuovi inquilini mi avevano riconosciuto proprio da alcune foto all’interno di quell’album, erano stati molto gentili, mi avevano offerto un thè con i biscotti, mostrato la casa com’era diventata, erano una bella famiglia, lo erano davvero. Stavo guardando una foto in particolare quando il mio telefono cominciò a suonare e senza guardare il mittente di quella chiamata, risposi. Sentire la voce di Nathan, a momenti mi fece cadere dal bordo del letto sul quale ero seduta. Non mi aspettavo di sentirlo, non credevo fosse già partito, a dire il vero, non avevo ipotizzato niente e quel suo invito innocente a prendere un caffè insieme, mi suonava bene, mi faceva piacere. Chiusa la telefonata, molto semplicemente andai a farmi la doccia pensando anche ai capelli, ero Brooke Davis, se non curavo ogni dettaglio significava che c’era qualcosa che non andava in me. Ci misi un’oretta in bagno, tra creme per il corpo e l’asciugatura dei capelli, ma solo ora veniva la parte più difficile. Scegliere l’intimo era abbastanza facile, non lo feci comunque a caso, ma decidere come vestirmi era una bella rogna, i vestiti parlano per te, non volevo dare un’idea troppo seria o distaccata o da ragazzaccio o… che gran bel problema. Non volevo dare l’impressione a Nathan di considerare quell’incontro come un appuntamento o una possibilità di riavvicinarci, ero abbastanza sicura che lui fosse andato avanti con la sua vita e non si poteva credere che Nathan Scott fosse single. Feci un profondo respiro guardando la mia valigia con i vestiti dentro, l’avevo già quasi rifatta tutta, fra qualche giorno sarei tornata a New York, quanto meno, erano quelli gli ordini. A volte mi sentivo così persa da non capire dove stessi andando e se era davvero quello che volevo fare nella mia vita, capita di perdere di vista il proprio obiettivo e io non ero più sicura del mio da fin troppo tempo. Guardai quei vestiti e portai lo sguardo altrove, mi sentivo improvvisamente triste, tentennai e per un secondo abbastanza lungo pensai di non raggiungere Nathan. Non so che cosa dentro di me mi convinse a muovermi, ma lo feci, mi vesti come mi sarei sentita meglio, presi la borsa, infilai le scarpe più adatte e uscì da quella stanza. Avrei potuto prendere la macchina, ma decisi di raggiungere il Karen’s a piedi, si chiamava ancora in quel modo quel posto, ma Karen non c’era più, l’aveva lasciato in gestione ad altri e lei… non so dove fosse andata. Arrivai con qualche minuto di ritardo, giusto una decina, mi ero fermata a guardare la cittadina nella quale ero nata non riuscendo a capire quel sentimento che suscitava in me. Che cosa c’era di sbagliato in me?
tumblr_mkb5jqlrL91qberzmo2_250
Quando entrai al Cafè, vidi subito Nathan, era impossibile non notarlo, fu come se tutto il resto perdesse di consistenza lasciando solo lui a fuoco. Mi avvicinai a lui intento a leggere qualcosa, magari la pagina sportiva del quotidiano. Sorrisi inconsciamente e lo affiancai.
- Troverai sicuramente scritto il suo nome, stella del liceo dei Raves e ora dell’importante squadra del Nord Carolina. - conoscevo il nome della squadra in cui ora Nathan giocava, ma non la pronunciai, fui vaga come se non ricordassi il nome o non lo sapessi. A volte ero strana forte. Gli ero vicina, quando alzo il suo sguardo su di me, ebbi un momento in cui tutto mi sembrava essere tornato a qualche anno prima, anche quel posto, quel cafè in cui ero andata milioni di volte e che evocava in me i tristi ricordi del triangolo con i Leyton. Lucas mi aveva ferito in un modo che non credevo possibile, avvicinarmi poi al fratello più noto per il suo caratteraccio che per la sua condotta a scuola, non fu proprio una brillante idea.
- Credo lo troverai anche fra dieci anni. - Nathan era una celebrità per Tree Hill, non c’era persona che non lo conoscesse o che non avesse seguito le imprese dei Ravens con lui capitano, che avevano raggiunto la vittoria nel campionato di Stato. Anche quel giorno, fu proprio un bel giorno che ancora ricordavo per tutto quello che aveva significato per la città, per noi e per Nathan, non ero mai stata così orgogliosa di lui in vita mia. Tree Hill era fiera di Nathan e avrebbe parto di lui per anni, probabilmente anche fra cent’anni avrebbero parlato di lui, soprattutto perché la sua carriera non si era arrestata, stava per essere lanciato nel campionato maggiore, nel NBA, il suo sogno stava diventando realtà.
view post Posted: 6/11/2013, 22:54     +1 REGENERATION - The Begining
Personalmente lo chiudere a noi, lo renderei privato con la possibilità, per gli esterni, di presentarsi in modo da valutarne NOI l'eventuale ingresso o meno nel gdr, le cui sezioni cambierei, modificherei togliendone alcune e ridimensionando il tutto.
view post Posted: 28/10/2013, 22:56     +1 REGENERATION - The Begining
Salve a tutti!
Vi scrivo quì, perchè credo sia il posto più indicato per farlo.
Sono lieta che la sorpresa che con Fede abbiamo ideato vi sia piaciuta, questa nostra grafica era un dovere per questo forum, un segno di profondo rispetto e stima per un telefilm che ha cambiato le nostre vite, che ci ha fatto crescere. Vi ringrazio per tutte le vostre belle parole che ci avete rivolto. Grazie!

Oltre a questo, sono quì per chiedervi quali siano i vostri propositi, le vostre intenzioni riguardo a questo ritorno, se considerarlo come tale o come un ultimo atto doveroso ai nostri personaggi e alle nostre anime che in questo posto sono state legate per molto tempo.

Quello che vi sto chiedendo, sono i sentimenti e le intenzioni che vi hanno portato a rispondere al richiamo del post di Luca attraverso Rachel. Anche per sapere come rispondere, nel caso in cui qualcuno esterno al nostro gruppo si presenti interessato al gdr.
view post Posted: 24/10/2013, 16:02     +3Il cucciolo di coccodrillo che finite le lacrime decise di mettersi a ridere - The Begining
tumblr_m8nch0ZNk51qbp5dxo2_250
Mi mancava Tree Hill! Mi mancava casa mia. Quando sei giovane, non vedi l'ora di crescere e lasciare il tuo paesello che credi essere troppo piccolo e privo di possibilità per te. Desideri la grande città, il successo, realizzare i tuoi sogni fregandotene della possibilità di aver puntato troppo in alto per le tue capacità. Io avevo sognato d'aprire una compagnia di moda tutta mia, la Clothes Over Bros, lanciare i miei modelli nello sfavillante mondo delle grandi firme come Armani, Vera Wang, Missoni, Gucci. Ci avevo provato davvero ed ero finita a un passo dal fallimento se non fosse stato per l'aiuto di mia madre. Era buffo, avevo sempre pensato che mia madre mi odiasse, ma nel momento in cui avevo bisogno di lei, era apparsa alla mia porta buttandomi giù dal letto ficcandomi sotto una doccia per ricominciare da zero. Fare moda non significava solo disegnare modelli, tutte le nozioni di marketing e di economia che ci stavano dietro, io le ignoravo, non sapevo che cosa dovessi fare in maniera concreta a parte depositare il marchio per renderlo mio a tutti i costi. Avevo lasciato Tree Hill e stavo fallendo! Mia madre era sempre stata una donna molto ambiziosa e di talento, nel giro di qualche mese aveva risollevato le sorti, che sembravano segnate, della società e l'aveva fatta rinascere come la fenice. Addirittura, adesso nelle edicole si poteva comprare una rivista con il mio nome scritto sopra, B. Davis specializzata in moda, ovviamente e tutto quello che girava attorno a un vestito. Anche l'apparenza era importante, mostrarmi felice e sorridente in ogni occasione, era una carta che dovevo giocare spesso come farmi fotografare con qualche star di rilievo per alimentare il gossip. "in un caso o nell'altro si deve sempre parlare di te che sei il riflesso della società." era questo che mia madre mi ripeteva in continuazione quando partecipavo a qualche evento o premiazione con un ragazzo diverso ogni volta. Lo diceva il nome della società, preferivo i vestiti agli uomini e che questi, costantemente cambiassero al mio fianco era una cosa... richiesta. Avevo capito, sulla mia pelle, che le cose non vanno mai come ci si aspetta e che ero stata così sciocca nel voler crescere così presto, al liceo andava tutto meglio, c'era la stessa ipocrisia che vedevo nel mondo della moda, ma sapevi come affrontarla. Il liceo mi mancava. Lavorare con mia madre mi aveva dato l'illusione di avere finalmente mia madre accanto, una presenza per la quale avevo sofferto per molto tempo. Credevo di aver conquistato così il suo amore ignorando che l'amore di una madre debba essere conquistato, ma dev'esserci proprio perchè madre. Col passare del tempo, ero finita col chiedermi se fossi davvero felice, se tutto quel successo, la popolarità, il giro di amicizie che avevo costruito a New York, la macchina che guidavo, i locali e le feste che frequentavo fossero davvero quello che cercavo per essere felice, per realizzarmi. Non era così. Avevo lasciato Tree Hill carica di sogni e di speranze e mi ero ritrovata da sola. Una di quelle sere in cui lo sconforto mi attanagliava, andavo in un bar all’angolo, a un paio d’isolati da dove abitavo per bere un bicchiere di buon vino, aiutava a pensare, a riflettere e tornare a casa piedi, aiutava maggiormente il processo d’introspezione. Beh, quella sera credevo sarebbe stata la medesima serata uguale a tante che avevo già vissuto lì, magari in solitudine o con qualche coglione che vedendomi da sola ci provava con me. Qualcuno, in effetti, si avvicinò a me, ma non era un volto sconosciuto, era Logan, uno Scott pure lui, cugino di Nathan. Probabilmente fu perché quella notte mi sentivo particolarmente fragile e Logan possedeva tutto il fascino degli Scott che mi lasciai andare, risi tanto quella sera da non ricordare l’ultima volta che l’avevo fatto. Passai una serata piacevole e divertente con Logan rivangando anche i vecchi tempi, mi raccontò delle sue vicissitudini ilari e fu un vero cavaliere nello scortarmi a casa. Lo rividi ancora, uscimmo insieme altre sere, cominciammo a vederci anche a pranzo e poi, passai una giornata d’inferno a lavoro fra mia madre che mi criticava e la società quotata in borsa che perdeva punti, mi sentivo come lo spettro di me stessa. Ero stata categorica L’anoressia è una malattia e non deve essere un modello per la moda. non volevo donne anoressiche nelle copertine della mia rivista, avrei lottato fino alla morte per questo! Annullai persino l’appuntamento che avevo con lui e finito l’orario di lavoro, cominciai la rassegna di locali che facevano i cocktail migliori, ossia quelli più alcolici. Non so quando ne bevetti quando un ragazzo, abbastanza carino, vedendomi barcollante, decise di provarci con me ed io stavo pure per starci se non fosse stato per l’arrivo di Logan. Logan mi afferrò per un braccio e mi portò fuori, nel vicolo dietro a quel locale e cominciò a chiedermi che cosa volessi fare, che cosa stessi combinando e li scoppiai. Scaricai su di lui tutto il mio malessere, quel dolore che provavo dentro di me, il fatto che non riuscissi a farmi amare da mia madre, la società che non andava bene in borsa, il fatto che fossi da sola, che mi fossi reclusa dentro un'altra torre, mi mancava anche Nathan, ma ero troppo codarda da chiamarlo o raggiungerlo e fu allora che Logan fece fermare tutta quella sequela d’insulti che mi stavo auto rivolgendo, baciandomi. Passai la notte con lui nel mio letto e il giorno seguente lo vivetti con lui, sempre nel mio appartamento. Condividemmo quelli che si possono chiamare due giorni d’amore intenso. Non so se fosse stato un errore… ma in quel momento avevo sentito la necessità di farlo, di sentirmi amata da qualcuno che meritava di farmi sentire così. Non so se Nathan lo sia venuto a sapere, in ogni caso, dubito che gli interessi a questo punto della storia. Ero il quel mio grande e lussuoso appartamento nella grande Mela con questa nostalgia pazzesca che attanagliava il mio animo quando presi il telefono per chiamare Peyton.

Era da un po’ di tempo che non sentivo la sua voce e mi mancava, mi mancava tutto della mia migliore amica, come stringere quel suo corpo scheletrico in un caloroso abbraccio! Parlare con lei mi faceva sentire meno sola, perchè lo ero, poteva non sembrarlo, ma ero sola in quella grande e meravigliosa città. Avevo una madre, ma avevo capito che era solo di una cosa che realmente le importava e non ero io. Avevo bisogno di sentire la voce di Peyton, lei che stava vivendo una meravigliosa storia d’amore con l’uomo giusto per lei, ero così felice per lei, che non poteva davvero immaginarlo.
tumblr_mrewscwngU1rmx5dxo1_250

Peyton: “Tu sei felice, Brooke?”
Brooke: “Qualche volta lo sono, non sempre. E tu?”
Peyton: “No.”
Brooke: “Lascia che ti chieda una cosa: cos’è che ti rende felice, Peyton? E il tuo aspetto, la macchina che guidi o la gente che conosci; avere molti soldi, la celebrità, il potere? Perchè vedi io le ho tutte, queste cose e non credo che bastino.”
Peyton: “Allora cos’è?”
Brooke: “L’amore credo. E questo amore può essere per un ragazzo o una ragazza, un posto, o un modo di vivere, o perfino una famiglia. Ma dove lo troverai dipende da te.”

Lei aveva Jake, non doveva mai dimenticare il legame che condividevano, le giornate nuvolose capitavano a tutti, ma il vero amore superava ogni genere di ostacolo, almeno in questo ci credevo ancora. A volte sembrava tutto così facile da ottenere, da realizzare, che solo poi capivi che quello che avevi raggiunto non era la risposta che cercavi alle tue domande. Quando sentii Peyton, stava attraversando un periodo, un pò complesso con Jake, Jenny che cresceva, lo spettro di Niki alle spalle e altre questioni la preoccupavano parecchio, ma ora la loro storia andava a gonfie vele. È normale abbattersi, vedere tutto nero quando senti che i tuoi sogni non si stanno realizzando e hai paura di perdere la persona che più ami sulla faccia della terra.


A Tree Hill avevo lasciato molte cose oltre al liceo, avevo lasciato gli amici, la squadra delle cheerleaders e... Nathan... Finito il liceo ci eravamo lasciati bene, i nostri sentimenti non erano cambiati seppur non avessi mai trovato il coraggio di rivelarglieli, dirgli chiaramente che cosa sentivo per lui. Avevamo deciso che avremmo impedito che le nostre aspirazioni personali, i nostri sogni potessero divenire un ostacolo per il raggiungimento personale dell'altro. Mi era costato molto lasciarlo andare. Ci promettemmo di sentirci, di restare in contatto, ma col passare delle settimane avevamo smesso di farlo, non so chi smise prima con il rispondere... venne a giocare a New York il primo anno, c’incontrammo, sembrò come se non ci fossimo mai lasciati, ma poi, il suo volo pullman stava per partire e io non ebbi ancora il coraggio di pronunciare quelle tre parole che mi avrebbero legato a lui ancora di più e che probabilmente avrebbero condizionato la sua vita. Gli anni successivi quando venne a New York non ci vedemmo, forse era solo il coraggio di sentirsi a mancare. Ricordo, che in un paio di occasioni ero stata colta dalla più totale curiosità sul suo conto e l'avevo cercato su Google, all'istante uscirono una sequela infinita di notizie su di lui, cliccai su una della lista e cominciai a leggere. Finito l'articolo, mi ritrovai in lacrime, ero così felice e orgogliosa di lui che presi in mano il telefono, un pò ipocrita sarebbe stato chiamarlo, ma volevo congratularmi con lui, sperando che ancora gli importasse qualcosa, che gli facesse piacere. Due secondi dopo però la vidi, una sua foto con una ragazza di cui ignoravo l'identità, sorrideva, mi sembrava felice e mentre realizzavo il concetto, che forse lui mi aveva dimenticato, appoggiai il telefono sul tavolo e chiusi il pc alzandomi dalla sedia e uscì in terrazzo. Parlai con Peyton i giorni a seguire e le menzionai la presenza di quello strano biglietto che mi era stato recapitato e che aveva ricevuto anche lei, c'erano scritte cose diverse, ma l'ora e il luogo erano quelli. Fu in quel momento che feci più attenzione alla scrittura e lì lo capì... Era la calligrafia di Rachel non potevo sbagliare. Che cosa aveva in mente? Mi mancava quella ragazzaccia! Mi aveva fatto da modella per la prima linea di successo dopo l’ingresso di mia madre, Rachel era mia amica, un’amica che stava attraversando un periodo complicato, esserle accanto a rilanciare la sua carriera era la cosa più piccola che potessi fare per lei. L’avevo fatto volentieri, senza desiderare niente in cambio.
tumblr_mumjnjZH961qcmn7oo6_r1_250
Erano cambiate molte cose, erano passati tre anni ed io mi sentivo sempre la solita ragazza insicura. Presi un aereo intenzionata a tornare, lasciarmi tutto alle spalle, mostrarmi per la donna di successo che ero arrivata e quando atterrai trovai lei ad aspettarmi. Peyton! era sempre e solo lei. Corsi ad abbracciarla con la valigia a tracolla che mi martoriava la spalla, ma non potei trattenere la gioia di rivedere la mia migliore amica, lei che mi faceva sentire a casa. La abbracciai e le sorrisi, ero quasi commossa, erano passati quanti? Quasi dieci mesi dal nostro ultimo incontro e sentirci per telefono o mail non era la stessa cosa, ve lo posso assicurare. Avevo prenotato una camera, non pensavo di restare per molto a Tree Hill e quella che era stata casa mia, era stata già venduta da un bel po’ di tempo, quanto a Peyton, non sapevo, dove sarebbe andata a pernottare, probabilmente sarebbe andata con Jake dai genitori di lui che ancora vivevano lì. Andai nella mia stanza a farmi una doccia, avevo bisogno di lavarmi, di rinfrancarmi un po’ e di cambiarmi d’abito, il look da viaggio non andava bene per quello che sospettavo, essere l’incontro a River Court. Ovviamente mi vestì Brooke Davis. Scelsi un vestito coordinato con la giacca e ovviamente le scarpe.
- Sei nervosa Brooke? - mi domandò Peyton seduta accanto a me. All’aeroporto avevo noleggiato una macchina per poterci muovere meglio, i taxi a volte erano così scomodi. Ero andata a prenderla, avremmo raggiunto la destinazione insieme, poiché Jake aveva qualche altro impegno che lo avrebbe fatto arrivare più tardi, anche lui aveva ricevuto lo stesso invito. Mi voltai a guardarla e le sorrisi a labbra strette tornando a guardare la strada. Come potevo non essere nervosa? Avrei rivisto molte delle facce che si erano perse nel tempo, da Bevin a Mouth, da Rachel a Haley a… Nathan! Non ero mai stata una codarda, ma la situazione con lui era rimasta così irrisolta, almeno per quanto mi riguardava, che non sapevo che cosa augurarmi, che non ci fosse o che fosse presente, ma da solo… come potevo sapere che quella era una rimpatriata fra vecchi compagni di scuola? Semplice, in un’occasione a New York mi ritrovai a parlare con Rachel proprio di questo, all’inizio l’idea del rivedersi tutti era per sbattere in faccia loro il nostro successo, poi aveva preso colori più nostalgici per così dire, ma credetti che tutto si fosse sciolto in un bicchiere d’alcool di troppo e invece… River Court stiamo arrivando!
tumblr_mbv1z4wkMu1qkrmplo6_250
Quando scendemmo dalla macchina, ebbi la conferma di quella che era una bella rimpatriata, ma non molto in stile Rachel Gatina, mi sarei immaginata un locale come il Tric, qualcosa di memorabile che lo stesso campetto in cui c’eravamo detto addio. C’incamminammo verso il campetto e mi diressi proprio verso la rossa che mi stava dando le spalle, non preoccupandomi della presenza degli altri e di una bambina.
-Stavi per fregare anche me… Ma sono troppo intelligente per te… Stronza! - gli appellativi che ci davamo Rachel ed io non erano mai stati carini e lusinghieri, era il nostro modo di volerci bene, di parlarci e per qualche ragione non la chiamai puttana cosa che eravamo solerti a fare. Quando si volto e mi guardò mantenni un atteggiamento sostenuto, ma poi lasciai scoppiare il sorriso sul mio volto e la abbracciai. Proprio mentre tenevo stretta a me la rossa, incrociai il suo sguardo, quello di Nathan.

Edited by wåltz² - 24/10/2013, 17:24
10 replies since 9/11/2006